Poesie dal vivo, dáea stessa vose del autore
Giancarlo Dal Prá
PEDAVENA.
"Vecio parlar" in rima, canti, brindisi e una raccolta di poesie. Ha riunito tanti amici, appassionati e ammiratori, il recital in onore dell'artista feltrino Giancarlo Dal Prà, messo in scena venerdì nella sala veranda della Birreria per ricordarlo a un anno dalla scomparsa. Una serata-tributo fatta di "cor-dialet", per descriverla citando l'espressione inventata da Umberto Gatti per riassumere e concentrare in una sola parola l'animo poetico dell'amico Giancarlo: cuore e dialetto. Elementi inscindibili tra le righe e le rime vergate con l'inchiostro su tante pagine. Nei volumi "Le rime... vinose", "Paveje", "Garnei", "N'antro la lengua la tera lamor T", "Vin da vesin. Rejote e garinei". Fino ad alcuni inediti.
Il folto pubblico ha ascoltato e osservato la lettura - e l'interpratazione - ad alta voce di una selezione di componimenti del nostro tempo. Spaccati della vita quotidiana, raccontata con la passione, la mente e la penna in mano a mediare i sentimenti. A metterci le note - con la chitarra come fedele compagna - ci pensava spesso Umberto Gatti: «Qualche volta componevo la musica in base alle poesie di Giancarlo, oppure capitava che la musica ispirasse le poesie», ha raccontato venerdì sera l'amico che spesso lo accompagnava in veri e propri convivi d'arte. «Nasceva un connubio molto interessante».
E il recital è andato avanti così, diviso tra la gioia di un nuovo simposio e il pensiero intenso, stretto nel ricordo della figura di Giancarlo Dal Prà, menestrello in vernacolo che ha espresso nei suoi versi lo spirito della città e dei feltrini. Attraverso lo scorrere delle diapositive proiettate sullo sfondo, la platea si è tuffata poi in un racconto per immagini, leggendo su un'altra partitura la folla delle sensazioni suscitate dalla lingua. Quella resa universale nel dialetto che rende unica la poesia.